MEMORIE KLEZMER

Fiabe e musica yiddish

PRODUZIONE: Oltreilponte Teatro in collaborazione con “Accademia dei Solinghi” (Torino)
IDEAZIONE E DRAMMATURGIA: Beppe Rizzo
CLARINETTO: Simone Arlorio
CHITARRA: Stefano Pierini
FISARMONICA E VOCE RECITANTE: Beppe Rizzo
GENERE: Teatro di narrazione e musiche dal vivo
PUBBLICO: Adulti
DEBUTTO NAZIONALE:
gennaio 2006, ‘Piemonte in muisca’, Giornata della Memoria, Salone del Ghetto, Chieri (Torino)

Il Klezmer non è tanto un repertorio o uno stile musicale quanto un atteggiamento di libera adesione alla musica e alla vita in tutti i loro aspetti: gioia e dolore, ironia e sentimento. Il termine deriva dalle parole “kley” e “zemer”, vocaboli yiddish che significano più o meno “strumento musicale”, e indica un genere multiforme che risente del carattere girovago dei musicisti che lo suonavano alla costante ricerca di un “linguaggio”. Solo una piccola parte del repertorio Klezmer originale è sopravvissuto fino ad oggi: la shoah impose una tragica fine al Klezmer in Polonia, mentre in Unione Sovietica fu quasi totalmente impedito e in America gradualmente si disperse dopo gli anni di massiccia immigrazione. Le canzoni Klezmer insieme alle fiabe ci offrono un accesso privilegiato a una comunità vibrante e vitale: gli ebrei dell’Europa Orientale (circa sette milioni nel 1939) che vivevano su un vasto territorio esteso tra la Polonia, la Russia, la Lettonia e la Romania. Per quanto diversificata e decentralizzata fosse questa popolazione, la grande maggioranza dell’ebraismo dell’Europa Orientale era unita dalla mame-loshn (lingua madre): l’Yiddish , la lingua corrente in cui si creò una vasta letteratura orale e scritta sia religiosa che laica. Le fiabe yiddish includono migliaia di leggende, favole, facezie e racconti incorporanti il retaggio di un’arte narrativa ebraica molto antica. Alcune cominciano nel vecchio modo rassicurante Amol iz geven (‘C’era una volta’), altre con S’iz an amese mayse (‘Questa è una storia vera’) ed erano raccontate in tutte le occasioni. Questi racconti e queste canzoni ci forniscono un’occasione unica per cogliere la ricchezza della vita interiore degli ebrei dell’Europa Orientale attraverso i suoni e le parole degli interpreti: ogni narratore popolare, ogni generazione, rimodella interamente sia i racconti sia l’eredità letteraria e culturale che essi incarnano. E c’è un invito implicito in questo processo creativo: Un itst iz ayer rey ibertsuderselyn di mayses in ayere eygene verter (‘E adesso tocca a voi raccontare nuovamente queste storie con parole vostre’).

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